La scuola catanese Tangodanzarte sostiene lo Spettacolo teatrale “Tempo di Tango” di Nunziata Blancato con la partecipazione di tre coppie di allievi

La scuola Tangodanzarte ha sostenuto la realizzazione dello spettacolo  teatrale “Tempo di Tango” di Nunziata Blancato del 15 e 16 Febbraio 2014 presso l’auditorium Angelo Musco di Gravina di Catania, attraverso la partecipazione in rappresentanza di tre coppie di allievi  che hanno saputo mettere in scena , con entusiasmo e seria attenzione, non solo le  loro capacita’ tecniche, acquisite a vari livelli, ma  soprattutto, hanno potuto iniziare una nuova esperienza diversa dal “solo” ballo, molto forte e formativa: lo stare sul palco!

LA SICILIA.it

proscenio

  • Lunedì 17 Febbraio 2014
  • Catania (Cronaca),
  • pagina 46

«Tempo di tango»


Nunziata Blancato tra storia e cronaca
Nunziata Blancato, che per il teatro ha creato tanti lavori di indagine storica e psicologica, ha presentato nel weekend, in prima assoluta, il suo «Tempo di Tango», frutto di lunghe riflessioni sul corso della storia, tra Argentina e Italia. Il pubblico che affollava l’auditorium «Angelo Musco» di Gravina le ha tributato lunghi applausi e siccome non si tratta di semplice occasione spettacolare, bisognerà renderne debito conto.
Come annunciato, la trama si sviluppa nell’Argentina dei migranti e di Perón e di Evita; parte dal 1923 (quando in Italia aveva preso il potere Mussolini) e giunge al 1976, quando una feroce dittatura militare stringeva Buenos Aires.
Le speranze d’inizio secolo progressivamente furono calpestate, ne trassero giovamento i fanatici golpisti, mentre i poveri descamizados continuavano ad attendere impossibili miracoli dal regime che li aveva coccolati con slogan ingannevoli.
Una storia che, consegnata alle pagine dei saggi, suscita scarsa attenzione nella opinione pubblica, ma che, raffigurata nel breve sviluppo di due atti teatrali, intensi e variegati, fa comprendere. Non solo la storia, ma anche la cronaca a noi più vicina. Come si realizzano i colpi di Stato con il favore della folla; come la violenza, rivestita da una divisa di partito, possa essere sostenuta e anzi applaudita da masse crescenti.
Questo è il merito profondo di questo lavoro, come sottolineato dalla stessa autrice (che in scena si è riservata una parte) ad apertura di sipario («Il teatro è fatto di gente onesta»), e nella conclusione, quando vivamente emozionata ha messo in guardia dalle sottili manovre dei profittatori.
Per il resto lo spettacolo mantiene quel che promette in cartellone: tango in primo luogo. Con un corpo di tangueros assai affiatati (Riccardo Bruno, Daniela Interlicchia, Claudio Leonardi, Roberta Raffaele, Alessandro Romania e Alessia Sallemi), ottimamente accompagnati da Giuseppe Pantano (alla fisarmonica) e Sergio Giuffrida alla chitarra.
Gli attori (che oltre all’autrice e regista comprendevano Mario Musso, Andrea Zappalà, Mario Catania, Mariastella Blancato, Serena Sapienza, Antonia Nicolosi, Grazia Spampinato, Andrea Barbagallo, Valentina Pizzimento, Giovanni Magrì e Giacomo Sorge) hanno raffigurato i vari tipi dolenti o feroci di un’umanità varia e sempre esposta alla sopraffazione.
Indimenticabile il ritratto che Mario Musso ha tracciato su un povero scrivano migrato dall’Italia in cerca di fortuna e della sua inesorabile decadenza nella miseria più nera. Immagine dolorosa che proprio in questi giorni si ripete anche nel nostro malandato Paese.

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